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DON CHISCIOTTE E DONNA ALDONZA

Teatro Studio Bunker, Torino

via Niccolò Paganini 0/200
Regia: Carlo Roncaglia - Genere: Prosa


La più famosa coppia della letteratura e le loro folli imprese.

Dalla straripante penna di Tiziano Scarpa, uno spettacolo ispirato al capolavoro di Cervantes. 

di Tiziano Scarpa

con

Enrico Dusio Teresa
Gianluca Gambino Don Chisciotte
Giovanna Rossi Aldonza/Dulcinea
Valter Schiavone Sancio

Corallina De Maria ombrista

immaginario ombre
CONTROLUCE TEATRO
Corallina De Maria, Alberto Jona, Jenaro Meléndrez Chas


musiche Carlo Roncaglia
costumi Silvia Lumes
luci Mattia Monti

regia Carlo Michele Roncaglia

 

Biglietti 

online

intero: €12 + diritti 

ridotto under 30: €9 + diritti

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in cassa

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Scheda spettacolo 

 

La più famosa coppia della letteratura e le sue folli imprese.

Dalla straripante penna di Tiziano Scarpa, uno spettacolo ispirato al capolavoro di Cervantes con le ombre di CONTROLUCE TEATRO.

 

Non tutti ricordano che Aldonza, nel romanzo di Cervantes, è il vero nome di Dulcinea. Insieme a Teresa Panza, la moglie di Sancio, Aldonza si mette alla ricerca di Don Chisciotte e del suo scudiero. Vuole incontrare per la prima volta l’uomo che va in giro a parlare troppo bene di lei, e che l’ha indotta a cambiare sé stessa per essere all’altezza della sua fama. Teresa vuole raggiungere suo marito, perché durante l’assenza di Sancio le sue proprietà sono state razziate e i suoi figli sono stati sterminati da un pericoloso criminale. Non sa ancora che a liberare involontariamente quel malfattore è stato proprio Don Chisciotte. Il quale, nel frattempo, insieme a Sancio si ritrova a rivivere le esperienze del suo biografo, Miguel De Cervantes: il grande scrittore ebbe una vita avventurosa che non raccontò direttamente. E così Don Chisciotte e Sancio combattono a Lepanto, e passano attraverso molte altre traversie, non più immaginarie ma reali. Lo spettacolo segue i viaggi paralleli di queste due coppie. Riusciranno a incontrarsi?

 

Note d’autore 

Don Chisciotte è all’origine della sensibilità moderna, insieme ad altre figure dell’immaginario, come Amleto e don Giovanni. In particolare, don Chisciotte rappresenta la fame di esperienza di chi non si accontenta della propria situazione. Alonso Chisciano, il vero nome di don Chisciotte, non si rassegna alla routine di piccolo possidente di campagna, sogna una vita piena di avventure, e si reinventa come cavaliere errante. Da allora, sperimenta la sproporzione fra le sue aspettative e la situazione reale, che trasfigura con la sua immaginazione. È un collezionista di imprese e di ruoli. Passa da uno scenario all’altro, da un compito all’altro.

In tutto ciò non è forzato riconoscere alcuni tratti della vita contemporanea. Un sociologo e politologo tedesco, Harmut Rosa, sostiene che l’inquietudine che consuma le società occidentali dipende da un’idea secolarizzata dell’esistenza: nessuno crede più alla vita eterna, ci si gioca tutto in questa vita terrena, per cui un’esistenza si giudica ben spesa se ha «gustato tutte le sue altezze e i suoi abissi» e se ha accumulato più esperienze possibile.

Don Chisciotte è un nostro capostipite. Ciò che colpisce è che il suo autore fosse il contrario di un annoiato possidente di campagna. Basta dare un’occhiata alla sua biografia. Cervantes combatté a Lepanto, fu prigioniero dei pirati per cinque anni ad Algeri; tornato in patria, chiese alla corte di Spagna un incarico nelle Americhe, ma in seguito al rifiuto che ricevette, si guadagnò da vivere facendo l’esattore delle tasse nelle campagne, dove incontrò i pastori, i locandieri, i viandanti e gli eremiti che raffigurò nel suo romanzo.

Nel complesso, un bagaglio di esperienze sufficienti a riempire un’autobiografia appassionante; e invece Cervantes parla poco o nulla di sé nelle sue opere narrative e teatrali, o lo fa in maniera sghemba, attraverso i suoi personaggi.

Ho pensato di far vivere direttamente a don Chisciotte e Sancio Panza alcune delle tappe della vita del loro autore: Lepanto, Algeri, il lavoro di esattore. A queste si alternano le vite dei personaggi femminili. Il romanzo di Cervantes è punteggiato di donne di ogni condizione, da prostitute ad aristocratiche, da locandiere a pastore: su tutte, ad esempio, spicca Marcella, un prototipo di indipendenza, quasi una femminista ante litteram.

Mi sono concentrato solo su due di queste figure. Aldonza, nel romanzo, è la contadina che don Chisciotte trasfigura in Dulcinea: come la sua autoinvestitura di cavaliere, anche Dulcinea è una proiezione di Alonso Chisciano, quasi fosse la parte femminile idealizzata della sua anima (un indizio è la corrispondenza quasi perfetta fra i loro nomi: Alonso / Aldonza). Nel mio testo, Aldonza è diventata una ragazza la cui vita è cambiata (in meglio o in peggio?) proprio a causa degli elogi iperbolici che don Chisciotte ha messo in giro sul suo conto. Ho cercato di mostrare il contraccolpo che le proiezioni e le aspettative amorose causano sulle persone in carne e ossa, in particolare sulle donne che subiscono le idealizzazioni maschili.

Teresa, la moglie di Sancio, è un personaggio più intraprendente e volitivo. Ho immaginato che abbia subìto una tragedia in casa mentre suo marito era in cerca di fortuna per evitare la bancarotta della sua azienda famigliare. Teresa è mossa dalla rabbia, dal bisogno di vendicarsi, dalla disperazione per la perdita dei suoi cari, ma non per questo rinuncia ai suoi desideri amorosi e sensuali, che dichiara senza timore di essere giudicata.

Il testo mescola situazioni remote e contemporanee, con continui anacronismi, come se il capolavoro di Cervantes fosse visto e riattraversato con i nostri occhi di oggi: a partire (per fare solo un esempio) dalla visita turistica ai mulini a vento. I motivi sono vari: il fatto è che Don Chisciotte è un libro ancora vivo, vivissimo, e continua a parlarci e a spiegare la nostra condizione di oggi. Per non parlare del fatto che questo personaggio occupa fisicamente libri, illustrazioni, souvenir, loghi, merci e tutta una serie di oggetti e immagini che incontriamo di frequente. E poi l’inestricabile intreccio fra incanto e disincanto è una delle cose che Cervantes e il suo squinternato paladino ci hanno insegnato.

Perciò credo che queste caratteristiche siano rese al meglio dalle scelte registiche e recitative di Carlo Roncaglia e dell’Accademia dei Folli, con i loro toni sfaccettati, capaci di passare in un istante dal comico al drammatico, dallo spasso alla riflessione: a volte i diversi piani coesistono simultanei, con sottintesi e sottofondi e implicazioni: come di chi suoni una melodia e, contemporaneamente, un accompagnamento che la critica o la fa sentire da una prospettiva diversa. Il contributo delle ombre di Controluce è quasi un quinto personaggio, perfetto per incarnare quella realtà illusoria ma concreta che muove le energie donchisciottesche scalpitanti dentro ciascuno di noi.

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16-11-2023 | Ore: 21.00 |
17-11-2023 | Ore: 21.00 |
18-11-2023 | Ore: 19.30 |
19-11-2023 | Ore: 17.00 |
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    Enrico Dusio

    Attore diplomato alla scuola del Teatro Stabile Di Torino, diretta da Luca Ronconi, lavora attivamente dal 1994 interpretando ruoli da primo attor giovane in grandi compagnie come la Pagliai-Gassman, Malfatti, Albertazzi. Nel 1999 diventa doppiatore ed entra a far parte del cast della trasmissione tv “La Melevisione”. Nel 2000 diventa socio fondatore della Compagnia di Musica-Teatro Accademia dei Folli. Partecipa a varie produzioni cinematografiche e televisive. Conduce laboratori teatrali nelle scuole elementari e medie.

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    Gianluca Gambino

    Si diploma presso la scuola del Teatro Stabile di Torino, lavora con Mauro Avogadro, con il gruppo di ricerca Archivo Zeta, con sede a Firenze, fondato da Gianluca Guidotti, lavora in Francia con Dominique Pitoiset per il Teatro di Bordeaux, partecipa al Progetto Shakespeare, lavorando con Jean-Cristophe Sais e con Mamadou Dioume, attore di Peter Brook, all’interno delle manifestazioni per le Olimpiadi Invernali 2006, lavora con Luca Ronconi, appare in spot pubblicitari, fictions e films.

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    Giovanna Rossi

    Attrice, speaker e formatrice, nel ’93 consegue il diploma di recitazione presso l’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Lavora al Teatro dei Filodrammatici, al Teatro Libero, al Teatro Carcano, al Teatro Stabile di Bolzano, al Teatro della Tosse di Genova. Parallelamente conduce attività  didattica tenendo corsi di recitazione e laboratori di teatro sia per le scuole sia per le aziende. In tv ha lavorato, tra gli altri, per Mediaset nella trasmissione “Candid Camera” e per la Rai nelle serie “La squadra”(Rai3).

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    Valter Schiavone

    Frequenta la scuola del Piccolo Teatro di Milano fondata da Giorgio Strehler e diretta da Luca Ronconi nel triennio 2005/2008 in qualità  di uditore, nello stesso periodo si diploma come attore presso la scuola di teatro Quelli di Grock di Milano. Perfeziona la sua formazione con i maestri Eugenio Allegri, Nicolaj Karpov, Gabriel Vacis, Elena Serra, J.Edward, Ivana Monti, Danio Manfredini. Ha un sodalizio artistico ormai decennale con Luca Micheletti e la compagnia teatrale I Guitti di Brescia; nel 2010 è diretto da Eugenio Allegri nello spettacolo di commedia dell’arte “Fratelli d’Italia”, in tournée tra Italia e Francia.