ROBERT, JEKYLL & HYDE
Regia: Carlo Roncaglia
UNA PRODIGIOSA SOLUZIONE
«Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque gradualmente avvicinandomi a quella verità, la cui parziale scoperta m'ha poi condotto a un così tremendo naufragio: l'uomo non è veracemente uno, ma veracemente due.»
Fosforo, etile volatile, sale bianco e altri componenti imprecisati danno vita alla pozione che trasforma il dottor Jekyll in un essere alto la metà di lui e dieci volte più cattivo. Stando a quanto racconta Javier Marías in Vite scritte, Robert Louis Stevenson non aveva bisogno di pozioni per accedere al suo doppio malvagio. Di notte si intratteneva spesso con le prostitute, da lui molto amate, e partecipava a concorsi di bestemmie da cui usciva quasi sempre vincitore.
Tra le sue frequentazioni più assidue di Londra figurava tale Chantrelle, un serial killer che avvelenava le sue vittime con cene a base di formaggio fuso e oppio. In Polinesia strinse sincera amicizia con il capo Ko-o-mua, che era stato – parole dello stesso Stevenson – “gran cannibale ai suoi tempi, già cominciava a mangiarsi i nemici mentre tornava a casa dopo averli uccisi; e tuttavia è un perfetto gentiluomo”. Insomma, non stupisce che la mente di Stevenson abbia partorito dottor Jekyll e soprattutto il signor Hyde.
La prima stesura del romanzo non dovette piacere molto a sua moglie Fanny, che subito dopo averlo letto scaraventò il manoscritto nel fuoco. Ma Stevenson non si perse d’animo. Strafatto di cocaina, si chiuse nel suo studio e ne uscì tre giorni dopo con un racconto nuovo di zecca, destinato a diventare un superclassico.
Lo spettacolo racconta cosa accadde in quei tre giorni di delirante riscrittura, e poi segue Stevenson nel suo auto-esilio polinesiano, fino alle sue ultime terrificanti trasformazioni…