DON CHISCIOTTE E DONNA ALDONZA

Regia: Carlo Roncaglia

La più famosa coppia della letteratura e le sue folli imprese.

Dalla straripante penna di Tiziano Scarpa, uno spettacolo ispirato al capolavoro di Cervantes con le ombre di CONTROLUCE TEATRO.

 

Non tutti ricordano che Aldonza, nel romanzo di Cervantes, è il vero nome di Dulcinea. Insieme a Teresa Panza, la moglie di Sancio, Aldonza si mette alla ricerca di Don Chisciotte e del suo scudiero. Vuole incontrare per la prima volta l’uomo che va in giro a parlare troppo bene di lei, e che l’ha indotta a cambiare sé stessa per essere all’altezza della sua fama. Teresa vuole raggiungere suo marito, perché durante l’assenza di Sancio le sue proprietà sono state razziate e i suoi figli sono stati sterminati da un pericoloso criminale. Non sa ancora che a liberare involontariamente quel malfattore è stato proprio Don Chisciotte. Il quale, nel frattempo, insieme a Sancio si ritrova a rivivere le esperienze del suo biografo, Miguel De Cervantes: il grande scrittore ebbe una vita avventurosa che non raccontò direttamente. E così Don Chisciotte e Sancio combattono a Lepanto, e passano attraverso molte altre traversie, non più immaginarie ma reali. Lo spettacolo segue i viaggi paralleli di queste due coppie. Riusciranno a incontrarsi?

 

Note d’autore 

Don Chisciotte è all’origine della sensibilità moderna, insieme ad altre figure dell’immaginario, come Amleto e don Giovanni. In particolare, don Chisciotte rappresenta la fame di esperienza di chi non si accontenta della propria situazione. Alonso Chisciano, il vero nome di don Chisciotte, non si rassegna alla routine di piccolo possidente di campagna, sogna una vita piena di avventure, e si reinventa come cavaliere errante. Da allora, sperimenta la sproporzione fra le sue aspettative e la situazione reale, che trasfigura con la sua immaginazione. È un collezionista di imprese e di ruoli. Passa da uno scenario all’altro, da un compito all’altro.

In tutto ciò non è forzato riconoscere alcuni tratti della vita contemporanea. Un sociologo e politologo tedesco, Harmut Rosa, sostiene che l’inquietudine che consuma le società occidentali dipende da un’idea secolarizzata dell’esistenza: nessuno crede più alla vita eterna, ci si gioca tutto in questa vita terrena, per cui un’esistenza si giudica ben spesa se ha «gustato tutte le sue altezze e i suoi abissi» e se ha accumulato più esperienze possibile.

Don Chisciotte è un nostro capostipite. Ciò che colpisce è che il suo autore fosse il contrario di un annoiato possidente di campagna. Basta dare un’occhiata alla sua biografia. Cervantes combatté a Lepanto, fu prigioniero dei pirati per cinque anni ad Algeri; tornato in patria, chiese alla corte di Spagna un incarico nelle Americhe, ma in seguito al rifiuto che ricevette, si guadagnò da vivere facendo l’esattore delle tasse nelle campagne, dove incontrò i pastori, i locandieri, i viandanti e gli eremiti che raffigurò nel suo romanzo.

Nel complesso, un bagaglio di esperienze sufficienti a riempire un’autobiografia appassionante; e invece Cervantes parla poco o nulla di sé nelle sue opere narrative e teatrali, o lo fa in maniera sghemba, attraverso i suoi personaggi.

Ho pensato di far vivere direttamente a don Chisciotte e Sancio Panza alcune delle tappe della vita del loro autore: Lepanto, Algeri, il lavoro di esattore. A queste si alternano le vite dei personaggi femminili. Il romanzo di Cervantes è punteggiato di donne di ogni condizione, da prostitute ad aristocratiche, da locandiere a pastore: su tutte, ad esempio, spicca Marcella, un prototipo di indipendenza, quasi una femminista ante litteram.

Mi sono concentrato solo su due di queste figure. Aldonza, nel romanzo, è la contadina che don Chisciotte trasfigura in Dulcinea: come la sua autoinvestitura di cavaliere, anche Dulcinea è una proiezione di Alonso Chisciano, quasi fosse la parte femminile idealizzata della sua anima (un indizio è la corrispondenza quasi perfetta fra i loro nomi: Alonso / Aldonza). Nel mio testo, Aldonza è diventata una ragazza la cui vita è cambiata (in meglio o in peggio?) proprio a causa degli elogi iperbolici che don Chisciotte ha messo in giro sul suo conto. Ho cercato di mostrare il contraccolpo che le proiezioni e le aspettative amorose causano sulle persone in carne e ossa, in particolare sulle donne che subiscono le idealizzazioni maschili.

Teresa, la moglie di Sancio, è un personaggio più intraprendente e volitivo. Ho immaginato che abbia subìto una tragedia in casa mentre suo marito era in cerca di fortuna per evitare la bancarotta della sua azienda famigliare. Teresa è mossa dalla rabbia, dal bisogno di vendicarsi, dalla disperazione per la perdita dei suoi cari, ma non per questo rinuncia ai suoi desideri amorosi e sensuali, che dichiara senza timore di essere giudicata.

Il testo mescola situazioni remote e contemporanee, con continui anacronismi, come se il capolavoro di Cervantes fosse visto e riattraversato con i nostri occhi di oggi: a partire (per fare solo un esempio) dalla visita turistica ai mulini a vento. I motivi sono vari: il fatto è che Don Chisciotte è un libro ancora vivo, vivissimo, e continua a parlarci e a spiegare la nostra condizione di oggi. Per non parlare del fatto che questo personaggio occupa fisicamente libri, illustrazioni, souvenir, loghi, merci e tutta una serie di oggetti e immagini che incontriamo di frequente. E poi l’inestricabile intreccio fra incanto e disincanto è una delle cose che Cervantes e il suo squinternato paladino ci hanno insegnato.

Perciò credo che queste caratteristiche siano rese al meglio dalle scelte registiche e recitative di Carlo Roncaglia e dell’Accademia dei Folli, con i loro toni sfaccettati, capaci di passare in un istante dal comico al drammatico, dallo spasso alla riflessione: a volte i diversi piani coesistono simultanei, con sottintesi e sottofondi e implicazioni: come di chi suoni una melodia e, contemporaneamente, un accompagnamento che la critica o la fa sentire da una prospettiva diversa. Il contributo delle ombre di Controluce è quasi un quinto personaggio, perfetto per incarnare quella realtà illusoria ma concreta che muove le energie donchisciottesche scalpitanti dentro ciascuno di noi.

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