ERA DA TANTO CHE NON BEVEVO CHAMPAGNE

Alla morte di Cechov - cento anni fa, in Germania - furono prese le disposizioni necessarie perché il corpo fosse portato a Mosca. Non si sa perché, vi arrivò su un treno destinato anche al trasporto di ostriche. Gli amici e i famigliari in attesa videro arrivare un treno color verde, che aveva un cartello con scritto "OSTRICHE" su un vagone. La bara era su quel treno verde. Una banda militare suonava una marcia funebre. Si formò un corteo, e gli amici si accodarono. D'un tratto si accorsero che stavano seguendo non il funerale di Cechov, ma quello del generale Keller, morto in Manciuria. La banda militare era per il generale Keller. Cambiarono strada. (da Natalia Ginzburg, Anton Cechov: Vita attraverso le lettere, Einaudi)

Clinica di Badenweiler, sera. Nell'unico letto della stanza è disteso un malato che tossisce furiosamente: è Anton Cechov. Attorno a lui prende vita una catena di storie, tratte dalle novelle e dall'epistolario, che sfilano in parata davanti al loro creatore a volte delicatamente, a volte con fastidiosa irruenza. Un mondo spesso orribile o soltanto ridicolo, che Cechov non ha mai smesso di descrivere e vivisezionare.

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