I COSTRUTTORI DI IMPERI
Quattro "profughi", quattro cellule impazzite, forse parto di un'unica mente, fuggono da qualcosa o qualcuno; un Rumore, un segnale di pericolo scandisce i loro spostamenti da un piano ad un altro, da un appartamento ad un altro, da un mondo ad un altro. Ogni trasloco porta ad una situazione più scomoda, lo spazio è sempre più angusto, gli oggetti vanno inevitabilmente persi, dimenticati insieme ai "ricordi di tutta una vita", abbandonati per sempre in angoli bui. E nel "viaggio" gradualmente e logicamente vengono a perdersi - senza traumi - anche i componenti della famiglia.
"Cosa fa un uomo solo nel suo ritiro?" Riscrive la sua vita, ripercorrendone le stazioni, modificando, magari, gli errori commessi. La reinventa tentando di dare giustificazioni, trovando una nuova logica, anche se completamente assurda, si costruisce dei "solidi" alibi e delle "cause di forza maggiore". Il rumore è senza dubbio una grande trovata; misteriosa e assiomatica calamità, che maschera quei cortocircuiti nervosi, quei vuoti, quegli angoli oscuri in cui si relega tutto ciò che non si vuole vedere o ricordare. Il rumore è la causa di tutto: della solitudine, dell'inutilità, di tutti fallimenti e delle occasioni mancate per conquistarsi, seppur tardivamente, un'umanità degna di questo nome. E così questo "uomo solo" ricorda di aver avuto una famiglia, o più probabilmente, dà forma famigliare a quelle voci che dall'infanzia vivono nel suo cervello e che, durante il percorso di una vita, sono state messe a tacere. Quindi la moglie Anna, la figlia Zenobia, il fedele servo Cruche, il vicino di casa, non sono mai esistiti, o forse sì ma sicuramente in altri contesti e sotto altre forme. Non certo qui e ora. Fantasmi, manichini animati dall'immaginazione di un uomo giunto al suo capolinea di fronte a se stesso ed alle sue miserie. Il progressivo straniamento, la perdita del comune senso della realtà, l'autoisolamento. L'ironia tagliente che pervade il testo non fa che evidenziare il grottesco, la deformità della situazione. Per questo si è lavorato sull'astrazione e non sul realismo, cercando di estrapolare il disagio archetipico dei personaggi al di là di ogni distinzione di età e di sesso.